Migrazione SEO: cambiare sito senza perdere traffico
Migrazione SEO
La migrazione SEO è senz’altro una di quelle attività con cui ci confrontiamo più spesso negli ultimi anni. Ciò a causa del fatto che numerosi brand dei più disparati settori stanno mettendo in atto numerose strategie di rebranding, aggiornamento contenuti, adattamento alle piattaforme ed implementazione delle strategie di digital marketing, partendo da un rifacimento e/o da modifiche al proprio sito web.
Il problema e quindi la necessità di un successivo intervento di migrazione SEO, nasce quando queste operazioni vengono fatte senza tenere in considerazione il fatto che ogni modifica al un sito web andrebbe apportata valutando le criticità legate ad eventuali redirect e quindi alle necessarie modifiche lato SEO.
La conseguenza di modifche ad un sito web senza sviluppare un’architettura di redirect precisa, è inevitabilmente la perdita di posizionamento e quindi di traffico al sito web, con un conseguente peggioramento del trust (credibilità) del Brand ed un forte e negativo impatto sulle revenue del Business.
Procediamo per gradi.
Migrazione SEO: cos’è?
Si parla di migrazione in tutti quei casi legati ad un cambiamento più o meno sostanziale di un sito web.
Abbiamo una migrazione quando:
- si fa un passaggio completo di dominio, ad esempio da miosito.net a www.miosito.it oppure da http a https;
- si mantiene il dominio attuando un “semplice” restyling del sito, sia esso strutturale o grafico;
- si passa da una versione mobile (m.) a una responsive;
- si decide di modificare il layout o di rimuovere dei “semplici” link da una pagina;
- si cambia piattaforma/CMS (passando da Joomla a WordPress ad esempio).
Si tratta di processi non semplici e che richiedono sempre estrema attenzione e competenza.
Impensabile sperare di apportare modifiche ad un sito web senza che queste abbiano un impatto dal punto di vista SEO e quindi del posizionamento nella SERP, per il nostro sito.
Ecco, quindi, che diventa fondamentale arginare ogni rischio e ridurre al minimo tale impatto, impostando un’accurata operazione di reindirizzamento per salvagurdare il posizionamento ed il Trust.
Migrazione SEO: la Page authority e l’’importanza di una strategia di redirect
Partiamo col definire la page authority. Per page authority si intende il grado di autorevolezza che una pagina web acquisisce nel tempo. Si tratta di un valore che viene dato, in parte, anche dal numero di link che tale pagina riceve da altre (sia interne che esterne al dominio). Ovviamente, se una pagina web OLD riceve una certa quantità di link, nel momento in cui la si modifica trasformandola in pagina web NEW, quei link andranno persi, perché non troveranno più la propria destinazione ma solo un errore 404 (page not found).
Migrazione SEO: è possibile evitare la perdita di Page Authority?
Evitare la perdita di Page Authority è un’operazione possibile attraverso l’inserimento di redirect puntuali e permanenti (301) che segnalino il passaggio da OLD a NEW: così, tutto il trust veicolato dai link troverà un canale verso la nuova pagina di atterraggio.
Migrazione SEO: quali elementi migrare su ogni singola pagina
La fase che individua quali elementi migrare su ogni singola pagina è molto importante.
Più che difficoltosa a livello tecnico la migrazione è un’operazione che richiede attenzione e al dettaglio e sistematicità nelle operazioni.
Elenco elementi da migrare su ogni singola pagina:
- Title tag, fondamentale per la SEO e senza il quale si rischiano crolli di ranking.
- Description, non incide sul calo di ranking, ma importante per mantenere il CTR;
- Contenuto, essenziale mantenere la qualità per un buon posizionamento organico su qualsiasi motore di ricerca.
Elenco elementi da migrare una tantum per tutto il sito:
- HTACCESS, ossia il file che fornisce informazioni di natura tecnica al server.
- Robots.txt, importante nel caso si voglia evitare di sbloccare/duplicare intere sezioni del sito che si desiderano tenere riservate.
- Codici e file di web analysis, da non dimenticare per poter monitorare eventuali problematiche legate proprio alla migrazione.
- Sitemap.xml, importantissima.
Volendo, poi dare un ordine di importanza ed una successione temporale per le operazioni di migrazione SEO, possiamo dire che in primis, a livello di pagine, hanno priorità quelle con maggiori backlink e traffico organico, quindi con un posizionamento iniziale migliore.
Immediatamente dopo troviamo categorie, sottocategorie e pagine di prodotto e di Brand.
Come principio generale vale la regola per cui tutte le URL del vecchio dominio devono essere reindirizzate (attraverso un redirect 301) verso le corrispettive URL del nuovo.
Migrazione SEO: problematiche collaterali alla migrazione
Come in ogni operazione di modifica ad un sito web, anche la migrazione può essere soggetta a problematiche. Risulta fondamentale, quindi, monitorare in modo sistematico il procedere della migrazione, andando ad analizzare attraverso strumenti di analisi eventuali problematiche, così da mettere in atto correzioni tempestive.
Elenco problematiche collaterali alla migrazione:
- Cambio di server; non prevede redirect perché i dati vengono spostati “fisicamente” ma può impattare sulla velocità (meglio verificare le performance con tools specifici come Page Speed).
- Catene di reindirizzamento; andrebbero ridotte al minimo, poichè Google non trasferisce più il trust dopo il 4° redirect.
- Pagine 404; un utile accorgimento è quello di personalizzarle. Ciò non è essenziale a livello tecnico ma aiuta ad evitare una perdita a livello di immagine per il ns Brand agli occhi dell’utente. Evita una spersonalizzazione della nostra immagine e riduce il distacco con l’utente che si trova a dover gestire un 404. Una pagina NOT FOUND personalizzata e con un buon grado di usabilità per l’utente ci permette di salvare dall’ abbandono un considerevole numero di sessioni.
Migrazione SEO: fasi e tempistiche per una buona migrazione SEO
Esiste una propedeuticità ed una sequenza logica anche per mettere in atto ogni singola operazione di migrazione SEO.
Prima di tutto va definito un arco temporale entro il quale eseguire la migrazione nel suo complesso. Stiamo parlando di un periodo più o meno ‘protetto’, in cui il vostro sito web ed il business ad esso connesso risentirebbe in modo minore di eventuali cali a livello di traffico. Chiaro che se il vostro prodotto/servizio è legato ad una stagionalità, risulterà più semplice individuare il momento dell’anno in cui conviene svolgere interventi di modifica e migrazione al sito.
Vige la regola per cui tali operazioni andrebbero svolte quando il traffico è già di per sé fisiologicamente minore. Sconsigliato quindi operare modifiche in fasi e periodi di forte affluenza di utenti verso il nostro sito. Sembrerà un appunto ovvio e ridondante, ma credeteci che l’esperienza ed i casi analizzati, ci hanno dimostrato che non lo è affatto.
In seconda battuta vanno suddivise tutte le operazioni di migrazione in successive tre fasi:
- Pre-migrazione, la fase più delicata che include la mappatura delle URL esistenti, l’architettura delle nuove URL, la creazione delle regole di redirect, l’analisi delle performance, la creazione delle nuove Sitemap.xml, la comparazione dei contenuti del nuovo sito rispetto a quello precedente, l’analisi del layout, degli heading tag e dei meta tag.
- Migrazione vera e propria, che prevede il check dei redirect 301 e 302, degli errori di scansione crawl, dei messaggi di errore su Search Console, nelle Sitemap.xml (es. broken links) e robots.txt, la rilevazione di Title e description assenti o migrati parzialmente, la presenza dei codici di tracciamento di Analytics su tutte le pagine, l’analisi delle performance e il confronto con i risultati precedenti, il controllo dei contenuti duplicati e l’eventuale presenza di “noindex” nelle pagine del sito.
- Post-migrazione, la fase di controllo, che ha come core il check dell’indicizzazione, il check dei posizionamenti, il controllo di Google cache, delle performance su Search Console e di quelle su PageSpeed, Yslow (e simili).
Come avete letto, non è impossibile apportare modifiche evitando di arrecare danni al posizionamento di un sito web. Basta operare con attenzione seguire precisi schemi logici per il reindirizzamento e monitorare la fase successiva alle modifiche per assicurarsi che tutto sia andato a buon fine.
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